Scorgevasi in essi la diversità delle fusioni, la moltiplicità delle forme. Gli uni rappresentavano colonne liscie o striate con capitelli di tutti gli ordini; altri figuravano serpenti o basilischi, ed altri lunghi animali; tutti di ottimo disegno e con superbi ornamenti. I Veneziani li conservavano per vanto, e ne avevano gran cura, come quelli che alla storia ed erudizione militare giovavano, e che insieme erano parlanti testimonj delle nostre vittorie. Al discendente di Federico IV non fu dato di vedere questo singolare e prezioso Museo, e neppur i modelli dei cannoni, che furono gettati alla presenza del suo grand’avolo, e che sussistevano sino ai nostri giorni, ma che l’avidità fecero all’epoca malaugurata sparire a un dipresso come tutto il resto. Il Re seppe apprezzare quest’unione di oggetti diversi, che formano un tutto sorprendente ed unico.
Mitigata finalmente la stagione, si potè pensar a verificare lo spettacolo il più interessante ed il più imponente per Venezia, quello di una regata.9 Allorchè gli apparati per la gran lotta furono tutti in pronto, una parte della veneta nobiltà andò con ventisei peote, ed un gran numero di bissone all’abitazione del Principe, che venne pregato d’intervenire allo spettacolo nel modo che gli fosse più piacevole. Preferì la bissona, e scese in quella del cav. Dolfin. Percorse egli in prima il gran canale, poscia andò ad appostarsi vicino ai campioni già pronti al cimento. In sul fatto il cannone dà il segnale della partenza. Sua Maestà nella sua celere bissona potè precedere i nostri campioni, e trovarsi presente alla conquista de’ premii.
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