Partì egli il giorno 6 marzo con sommo rincrescimento di ognuno, ch’ebbe in esso ad ammirare la rara e felice unione di tante sublimi qualità.
In Chioggia, per dove avea a passare, erasi apparecchiato un alloggio conveniente, ma la Maestà Sua era premurosa di proseguire il viaggio per la Toscana senza fermarsi in nessun luogo, e per ciò non accettò que’ preparativi.
Cinque mesi dopo la sua partenza Federico IV ebbe la bontà di scrivere di suo pugno una lettera diretta al Doge ed al Senato Veneto data da Friderikbourg del 2 agosto 1709, in cui rinnovò le generose proteste verso la repubblica. Dopo una prova sì segnalata del suo aggradimento, potrebbesi mai credere esservi chi osasse stampare, che Sua Maestà Federico IV re di Danimarca e di Norvegia sul punto di lasciar Firenze, colle lagrime agli occhi di tenerezza baciò il Gran Duca, e gli disse che gli dispiaceva di aver perduto tanto tempo con lo stare a Venezia? Un Re dotato di tanto spirito dovea certamente saper fare un complimento ad un Principe senza contraddire ai proprj sentimenti, e senza defraudare i Veneziani del solo premio, che da lui si ripromettevano, quella di una grata rimembranza. Ma i Veneziani devono confortarsi. Essi hanno un troppo nobile documento della sincerità del Real Ospite loro; essi hanno un augusto testimonio, che Federico fu memore e riconoscente di loro. Il suo Real Pronipote vide nell’archivio di Venezia i documenti tutti spettanti alla visita fatta a questa città dall’illustre suo Avolo; vide la sua lettera, il grazioso scritto di sua mano vergato, ed erede pur anche de’ suoi sentimenti, vi lasciò scritto di proprio pugno:
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