Indi si volle aggiugnere una processione, e tale, che nell’atto di glorificare l’Altissimo, fosse la più bella lezione di morale e di filosofia. Essendo a quella stagione grandissimo il concorso de’ Pellegrini, che a Venezia capitavano per trasferirsi poscia in Terra-Santa, sceglievansi tanti fra essi quanti erano i membri della signorìa, del collegio e del senato, e ciascun gentiluomo accoppiandosi ad un di loro nella processione gli faceva splendide largizioni, e cedendogli il lato di onore sel teneva alla destra. Costumanza bellissima, ed introdotta a fine d’imprimere vie più profondamente nel cuore di chi era alle redini dello Stato, che il grado, la nascita, la dignità, anzichè porgere un diritto di spregiare chi di tali distintivi è sfornito, impongono a chi li possiede, l’obbligo di essere umili e mansueti. Essa insegnava ad un tratto al popolo spettatore, che la base della verace giustizia è la benevolenza; che non basta amare i parenti, gli amici, i concittadini, la società di cui formiamo parte, e coloro in una parola, da’ quali ci vengono i beneficj e i soccorsi, ma che dobbiamo donare eguali attenzioni, egual interesse, egual protezione ad ogni uomo, qual ch’egli sia; giacchè, per dirla con Omero, è Giove stesso che ci manda lo straniero ed il povero. Ed in fatti Venezia si è sempre segnalata nel prestare cortese ospitalità ad ogni fatta di forestieri. Erano questi principi, re, imperatori? Onoravali con feste magnifiche, con sorprendenti spettacoli; nè tralasciava cosa, che potesse render loro estremamente piacevole questo soggiorno.
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