Quella infine di san Teodoro era composta dei più applauditi artisti. Non vietavasi però ai patrizj, se desideravano essere partecipi dell’esercizio degli atti divoti e caritatevoli, che nelle scuole si praticavano, l’arrolarvisi quai confratelli, peraltro senza mai pretendere veruna distinzione. Ciascuna di esse avea un guardiano detto Grande, a distinzione dal sottoguardiano. Davasi al primo il titolo di Magnifico, affine di accrescere lustro alla dignità. Era formata la presidenza da due guardiani, e da un vicario. Vi avevano inoltre dodici aggiunti, ed alcuni ministri subalterni, che colla presidenza venivano a compiere la banca, cioè il nerbo del governo della confraternita: vera imitazione di quello della repubblica. Spettava alla presidenza di proporre, e alla banca il decidere gli affari. Trattandosi dell’elezione delle cariche, tutta la società avea egual diritto ai suffragi; ma niun patrizio poteva essere eletto nelle cariche principali. Ponevasi la maggior attenzione nella scelta dell’annua presidenza, poichè essendo gli affari più delicati della compagnia ad essa amministrazione affidati, era duopo assicurarsi della probità di chi dovea rappresentarla. Toccava ad essa il soccorrere i poveri, dispensando gratuitamente ogni sorte di medicine agli ammalati, procurando loro letti, vestiti, legna, danari, e dotando alcune tra le zitelle delle rispettive parrocchie. Queste presidenze ottennero in fatti una sì alta riputazione, che molte persone avendo lasciato in testamento qualche somma annua da dispensarsi ai poveri, scelsero per tutori ed arbitri alcuni di questi presidenti, il che appunto fece accrescere i fondi e le ricchezze delle confraternite.
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Teodoro Magnifico
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