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      Procedeva poscia l’intero Senato, ogni membro del quale teneva al destro lato un poverello e largamente donavalo a similitudine di quanto erasi prima fatto con i pellegrini; giacchè a Venezia non giunse mai il tempo a distruggere questo principio, che l’umanità è la verace sorgente pubblica, che deve da per tutto egualmente i suoi umori diffondere. Alla testa del Senato era il Doge abbigliato nella maggior gala, che con grave e lento passo accompagnava questo divoto esercito. Anche il Principe, come ciascun altro, teneva in mano la sua candela. Recava il Patriarca il Sacramento sotto un Baldacchino sostenuto da sei cavalieri della Stola d’oro. In vicinanza stavano i Vescovi suffraganei del Patriarca residenti nell’Estuario. Giunto il Patriarca alla metà della piazza, dava al popolo tutto la benedizione col Santissimo Sacramento. Quale spettacolo commovente era il vedere tante migliaja di persone ivi raccolte, cui un senso unanime di divota pietà faceva tutto ad un punto piegare a terra il ginocchio onde riceverla umilmente! Non solo il popolo artigiano, non solo il regolare e il secolare, ma l’intero Senato, ma il capo stesso della Repubblica, quegli che altrove abbiam veduto benedir egli il suo popolo, qui riverente s’inchina, leva dal capo il Corno Ducale, pone la propria mano al petto, e sommessamente si eguaglia ad ogni altro uomo in faccia al corpo di quel Signore, di cui tutti indistintamente siam figli.
      Terminata così la magnifica funzione della mattina, la Veneta pietà non per anco soddisfatta, un’altra ne riserbava al dopo pranzo.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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