Fu allora che si fabbricarono i ponti di pietra con un arco elevato, perchè le barche potessero passarvi sotto facilmente, e girare in ogni sito della Città. I cavalli andarono in disuso, e la nuova comodissima e piacevolissima vettura acquistò il nome di Gondola, che in greco viene a significare Conchiglia. Ma se in origine ciò fu economia, in seguito la spesa avanzò quella di un cavallo, e forse anche di due, non solo a cagione di tutto ciò che occorre per formare una gondola comoda e decente, ma perchè chi vuole marciare con nobiltà e decoro, deve avere due gondolieri, l’uno a poppa, l’altro a prua, i quali sono di maggior dispendio d’ogni altro domestico, avendo essi in grazia della lor professione maggior bisogno di nutrimento. Inoltre essi hanno varie sorte di vestiti per servirsene nelle differenti occasioni. Il numero delle gondole crebbe a tale, che, senza esagerazione, facevasi ascendere nel tempo dell’Aristocrazia a dieci mila. Oltre quelle che appartenevano ai patrizj, alle lor mogli, e a tanti agiati cittadini, ve n’erano moltissime, come ve ne sono pur anco oggidì, che al par della vettura in terra-ferma, servivano per tenue moneta chiunque passava da una parte all’altra del Gran Canale. Non si finirebbe mai di lodare la gondola, non solo per la facilità di portarsi da un luogo all’altro, ma per il piacer che cagiona il viaggiare, per così dire, senz’accorgersene, e senza soffrir fatica alcuna, a un dipresso come se si fosse in casa propria, giacchè in gondola puossi dormire, leggere, conversare, nè alcuno scuotimento o disturbo frastorna.
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