La prima flotta, che pose in mare in questa occasione, venne affidata a Vittore Pisani; che già godea alla riputazione e l’amore del popolo. Cominciò egli dal percorrere la riviera di Genova, dal prendere tutti i vascelli che ne uscivano, disordinare la flotta nemica verso Anzo, e dopo un vivo combattimento, dall’impadronirsi del comandante della flotta Lodovico Fiesco, di molti nobili, di gran numero di altri prigionieri, e di dieci galere. Indi volta la prua verso la Dalmazia prese Cattaro, e poco dopo anche Sebenico, malgrado la opposizione degli Ungheri che allora tenevanle. Tentò poscia di dar l’assalto a Trau, dove fece prodigi di valore. Provocò in tutti i modi il nemico a battaglia; ma questo mai non si mosse, e riputò sua somma salvezza lo starsi chiuso là dentro. Il che veggendo il Pisani disperò di poter condurre a bene l’impresa, tanto più che la sua armata era in gran penuria di vettovaglie; nè per li venti contrarii e la stagion burrascosa, poteva sperare soccorsi. Levò quindi l’assedio di Traù, e si rivolse contro Zara, sperando poterla prendere d’assalto; ma non gli riuscì di acquistare che l’isola di Arbe, la quale si arrese alla prima intimazione.
Il Governo di Venezia, che stava in gran timore, che Luciano Doria partendo da Traù penetrasse più avanti nell’Adriatico, e ponesse in pericolo la capitale stessa, ordinò risolutamente al Pisani di ritornarvi tosto, acciocchè o per assedio o per assalto, o coll’armi, o colla fame, prendesse la piazza, e così restasse disfatto il Doria.
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