Ad alimentare il fuoco si aggiunse, che gli Avvogadori di que’ dì, essendo stretti parenti e dei provveditori e de’ sopracomiti più ragguardevoli o morti, o fatti prigionieri nella battaglia, anelavano di far vendetta sopra di lui; talchè quell’uomo, che testè consideravasi il principale sostegno della patria, in questo momento ne venne riguardato il traditore. Ed ecco come gli umani giudizj sì riguardo agli avvenimenti, che alle persone, dipendono quasi sempre da cose estrinseche al merito, e come la gloria o il biasimo sono spesso il prezzo della buona o cattiva fortuna! Dal che ne deriva, che il primo danno che accade ad un infelice benchè innocente, quello si è di vedere macchiato ciò che avea di più caro, l’onore. Gl’invidiosi, e i nemici lo colmano di calunnie le più orrende, le quali vengono generalmente ricevute per giuste, giacchè le persone disappassionate ed oneste non osano prendere la difesa della verità, certe di non essere ascoltate, e timorose di venir esse pure avvolte nella di lui sciagura. Nel presente caso adunque i consiglieri, convocato il Gran Consiglio, uniti agli avvogadori cominciarono dall’incolparlo d’imprudenza nell’aver inciampato negli agguati, e di pusillanimità nel non aver saputo star forte contro il nemico, donde nacque il disordine e lo scompiglio della flotta. Dimostrarono coi più vivi colori, come per cagione di lui avea perduto la Repubblica il nerbo delle sue forze, l’uso e la libertà dei mari, la navigazione, il commercio e la fede de’ cittadini e de’ forestieri; per lui essere stata offesa la dignità del principato e messa in pericolo; per lui abbandonate al nemico le sostanze, il danaro, i viveri e perfino i proprj concittadini.
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