E tanto dissero contro di lui da indurre il Gran Consiglio ad annullare solennemente l’atto della sua esaltazione al posto generalizio, ed a richiamarlo con pubblico decreto tra ceppi alla patria. Vi giunse egli: e smontato dalla capitana alla piazzetta di san Marco, venne accolto da una folla di popolo, che stava in sul tumultuare, scorgendo quelle oltraggianti catene, onde la malevolenza de’ grandi gli aveva avvinti i piedi e le mani. Ma egli con volto grave e tranquillo acchetò il popolo, assicurandolo di non temer di nulla, ben certo, che narrato il fatto com’era accaduto, ogni sospetto di colpa contro di lui sarebbesi dileguato. Dopo ciò francamente salì le scale del palazzo, e si presentò in pubblico Collegio. Ivi inspirato da una pura coscienza, comincia la tranquilla sua narrazione, senza accusar chi si sia, ma solo esponendo in prima il cattivo stato della flotta, indi com’era seguita la battaglia; quando inaspettatamente il Doge s’alza con isdegno e disprezzo, gli ordina di non proseguir più oltre, di togliersi dalla presenza del principato, e di passar in carcere per subire un rigorosissimo processo. Ad un procedere così iracondo ed ingiusto il Pisani a grande stento potè contenere ilfervido suo temperamento; pure sforzossi di non dar segno d’odio o di livore; e quegli che sin allora dimostrate avea le virtù di un Eroe, prese ad esercitar quelle di una vittima. Rassegnossi alla suprema volontà del Governo, senza più aggiunger parola. La sua stessa invincibile fermezza dovea anche sola comprovare la sua incolpabilità.
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