Pagina (488/712)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Altro ripiego non potea prendere il Governo che quello di concentrare tutte le proprie forze in difesa della città, fortificando i porti e chiudendone gl’ingressi. Ma mentre davansi questi ordini, il nemico che sconsideratamente erasi ritirato, ritornò sotto Chioggia, l’attaccò a più riprese e per terra e per mare, e comechè respinto con perdita considerabile, pur la Repubblica dovette perdere alla fine la più importante piazza che possedesse nelle lagune. Il nemico entrò in Chioggia.
      Giunta l’infausta nuova a Venezia, sonossi campana a martello, gridossi all’armi. Il popolo accorse alla gran piazza, ed ognuno in udire questa fatalissima disgrazia fu colpito da tale disperazione che maggiore non l’avrebbe provata, se Venezia stessa fosse stata in procinto di venir presa d’assalto. Il popolo mormorava de’ patrizj come lo avessero abbandonato, ed i patrizj se ne stavano confusi veggendosi sprovvisti del necessario; le donne piangevano amaramente; i fanciulli gridavano per tal confusione; alcuni, carichi dei lor tesori, andavano qua e là cercando i luoghi meno esposti onde depositarli; altri penetrando nelle Chiese si percuotevano il petto, e confessavano ad alta voce i lor peccati, come se giunto fosse l’ultimo istante del viver loro; tutti tenevano per perduta la libertà e il nome Veneto, e senza poter proferir parola, alzavano le mani al cielo implorando soccorso, donde solo si poteva sperare. Pure i Senatori si ragunarono insieme onde proporre alla meglio i mezzi atti a ritardare l’imminente pericolo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





Governo Chioggia Repubblica Chioggia Venezia Venezia Chiese Veneto Senatori