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      Ma che? non v’erano in pronto nè vascelli che potessero resistere ad un primo attacco, nè provvisioni bastanti, e già la fame cominciava a farsi sentire. L’arsenale solo offriva qualche mezzo, avendovi nei cantieri e nei serbatoj di che fornire bastantemente una flotta. Tosto furono chiamati al lavoro tutti gli artigiani capaci. Eranvi pur anche parecchie galee disarmate, ed eccitossi la popolazione tutta a compierne l’equipaggio. Quello fu il momento del maggior trionfo del popolo; poichè Taddeo Giustiniani odiato generalmente per la sua alterigia, essendo stato rivestito della carica del Pisani, recossi nella camera dell’armamento, e sedutosi orgogliosamente, circondato dai più potenti, chiamò i popolani a venire ad arrolarsi. Ma ognuno ricusò fermamente di dare il suo nome nei ruoli così della milizia che della marineria, protestando di non voler nè sotto esso, nè sotto verun altro comandante servire, che non fosse Vittor Pisani. Questo solo, dicevasi poter ancora salvare la patria, mentre l’invidia e le indegne passioni lo ritenevano nei ceppi. Le ciurme che avevano combattuto sotto il Pisani, unirono le lor voci a quelle della moltitudine, e così si aggiunse gente a gente, e voce a voce gridando: dateci il nostro capitano Vittore Pisani, ed allora combatteremo. Tai grida non erano nè ingiuste, nè sediziose, pure riuscivano discare al Governo, che incerto del partito a cui appigliarsi convocò il Senato. Si disputò per molte ore; alla fine fu deciso di liberare il Pisani.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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