Di due cose particolarmente egli era benemerito. L’una dell’essere stato il primo ad ipotecare la sua rendita ed a fondere tutta la sua argenteria per soddisfare ai bisogni dello Stato, dando col suo esempio una lezione di generosità a tutti i cittadini. L’altra di aver voluto mettersi egli stesso alla testa della flotta, e di averla sempre animata in modo da ottenere effetti prodigiosi. Qual elogio non meriterebbe in oltre, considerando la fermezza con cui in un’età tanto avanzata sostenne le fatiche e i pericoli d’un assedio di quasi dieci mesi?
Il primo luglio il Doge Andrea Contarini lasciò la flotta per restituirsi a Venezia. Giunto all’isola di S. Clemente vi trovò il Bucintoro pieno di Senatori per riceverlo e accompagnarlo. Tutti gli abitanti della città accorsero ad incontrarlo; le barche ed i battelli coprivano la laguna. La lunga riva degli Schiavoni, tutte le finestre delle case erano piene di gente; ne formicolava sino su i tetti. Allorchè fu visto da lungi avvicinarsi il magnifico naviglio, che bastava solo colla sua comparsa a risvegliare in ogni veneto cuore il sentimento di un superbo patriottismo, ed in quello d’ogni forestiere illuminato una viva ammirazione, le grida di gioja superarono lo strepito delle campane ed il rimbombo dell’artiglieria. Per sopra più, vi giungeva esso questa volta remigato con remi presi al nemico, e seguito da un buon numero di galee, che appartenuto aveano ai Genovesi. Era quello paviglionato in tutta pompa, ed ornato di nuovi trofei.
| |
Stato Doge Andrea Contarini Venezia S. Clemente Bucintoro Senatori Schiavoni Genovesi
|