..... Nè Venezia ebbe certo a pentirsi di avere seguito anche in quest’incontro le sue regole generali di giustizia e di osservanza alle sue promesse; poichè i servigi, resi da queste famiglie nella successione de’ tempi, hanno ben meritato quel rispetto che tutte le nazioni accordano ai nomi celebrati nelle storie.
Nel giorno 5 i trenta Candidati seguiti dai loro parenti, dagli amici, e da una gran folla di spettatori, si recarono alla basilica di S. Marco, avendo ciascuno in mano una candela accesa. Assistettero al divin Sagrificio con una divozione esemplare. Si recarono poscia tutti insieme al palazzo Ducale, e presentatisi al Doge ed alla Signoria, ringraziaronlo dell’insigne beneficio, offrirono l’opera loro e la vita stessa per l’onore della Repubblica e giurarono fedeltà nelle mani del Principe; ed alloraquando furono compiute tutte le formalità, felici ed allegri rientrarono nel seno delle loro famiglie a celebrarvi, ognuno a suo modo, una festa, che divenne con ciò una festa nazionale, di cui non perdettero giammai la rimembranza.
Non pago per questo il Governo, volle che più suntuosamente si celebrasse la pace con giostre e varj altri spettacoli, atti a far riprendere la naturale giovialità interrotta dalle calamità della patria. A goderli concorse tutta la numerosissima popolazione, non che una immensa quantità di forestieri. Il bel sesso, che con singolare e spontaneo eroismo escluso avea per tutto il tempo della guerra qual si sia festa o passatempo, intervenne a questi; e così il comun giubilo prese un aspetto di maggior gentilezza e diventò più perfetto.
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