Pertanto spedì ambasciatori a Venezia, chiedendo il passaggio per sè e le sue truppe per gli stati della Repubblica, non avendo altra strada onde recarsi a Roma, e promettendo di non portarvi nessun pregiudizio. Fece in oltre proporre di nuovo ai Veneziani un’alleanza offensiva contro Luigi XII. Fece vedere non esservi nè fede, nè perseveranza nella nazione Francese, e che per conseguenza la Repubblica non poteva attendere da essa nè soccorso, nè favore; che al contrario, se la Repubblica volesse condiscendere a stringersi in lega con lui, egli le conserverebbe sempre la sua amicizia, e dividerebbe con essa gli stati che Luigi possedeva in Italia. Che se poi essa volesse perseverare nella sua alleanza colla Francia, egli si unirebbe colla Francia contro di essa.
Mentre stavasi deliberando sulla risposta da darsi a Massimiliano, giunsero a Venezia ambasciatori di Luigi XII per sollecitare il senato a perseverare nell’alleanza con esso, e a non consentir giammai a veruna delle ricerche dell’imperatore. Aggiunsero che in caso contrario, il re Cristianissimo sarebbe in necessità di passare i monti con forze imponenti, e che lo stato della Repubblica diverrebbe il teatro della guerra la più sanguinosa.
Ecco l’affare della massima importanza, sopra il quale il Senato dovea deliberare. Molte sessioni si tennero prima di concertar le risposte. Conveniva scegliere per nemico o un imperatore od un re; la neutralità non poteva più aver luogo, dopo le proposizioni dell’uno e dell’altro principe.
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