Disputossi lungamente; ogni risoluzione era egualmente pericolosa. In fine si deliberò di rispondere agli ambasciatori di Massimiliano, che, se l’imperatore volesse passar solo senza un’armata per gli Stati Veneti, la Repubblica di Venezia, non solo gli accorderebbe il passaggio, ma gli spedirebbe ambasciatori a complimentarlo ed accompagnarlo con tutti quegli onori che gli si competevano; ma che, se volesse entrare colle truppe, la Repubblica non poteva acconsentirvi, per non apparire infedele verso il suo alleato Luigi XII. Nel tempo stesso rispose al re di Francia, che la ferma volontà della Repubblica era di assicurarlo che nel caso, che Massimiliano volesse dichiarargli la guerra, le forze dello Stato Veneto sarebbero, come in passato, dirette interamente alla difesa del re Cristianissimo.
L’imperatore che tenevasi ben certo, che la Repubblica accetterebbe le sue offerte, fu per tal rifiuto vivamente offeso, e cercò motivo di dichiararle la guerra; ma questa guerra fu fatta a così grave di lui danno, ch’egli chiese una tregua, la quale fu sollecitamente segnata. Il riposo però delle armi non era sufficiente per riconciliare i cuori; e la Francia approfittò di quel momento per determinar l’Austria ad entrar nella lega di tutt’i principi cristiani contro la Repubblica di Venezia. Nulla di meglio poteva allora desiderare Massimiliano, poichè una tale impresa poteva vendicarlo solennemente, ed essere pur anche sorgente di lauri e di lucro. Ma come poteva fare poichè l’ultima tregua segnata con i Veneziani sussisteva tuttavia.
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