La Repubblica non ignorava già questa lega: ma essa non poteva certo concepire giammai il sospetto, che la sola invidia, che i principi portavano alla sua prosperità, potesse esser cagione che si unissero in alleanza per distruggerla. Pure quest’è uno de’ gran rimproveri che si dà al Governo di Venezia, parendo imperdonabile tanta imprevidenza; ma bisogna però confessare, che per prevedere il disastro, era d’uopo superare tutti i calcoli della sagacità umana, non contar per nulla i giuramenti e la fede data col mezzo de’ trattati, e non intendere i veri interessi di tutte le potenze. Cominciando dalla Francia, come mai potevasi immaginare, che Luigi XII avesse a rivolgere le armi contro Venezia, ed unirsi al suo nemico perpetuo affine di distruggerla? Era egli animato da un sentimento di vendetta? Non già, poichè essa avea sempre cooperato a suo vantaggio. Poteva egli temere per sè stesso? Nemmeno, poichè aveva l’esperienza de’ soccorsi utilissimi da’ Veneziani recatigli. Poteva egli credere, che la grandezza di Massimiliano fosse per essere più confacente ai suoi interessi, che quella della Repubblica? Meno ancora, poichè la potenza di Cesare doveva essergli odiosa e sospetta, il che non dovea avvenire di quella de’ Veneziani. E quanto all’imperatore, è ben vero, ch’egli non avea tante obbligazioni con la Repubblica, ma l’interesse proprio dovea consigliarlo altrimenti. Come mai poteva egli promettersi un’amicizia vera da Luigi, dopo che questo aveva apertamente manifestato il suo odio e i suoi disegni ostili contro la dignità dell’impero, e la libertà della Germania?
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