Oltre a ciò non c’insegnano le storie, che Venezia era grande, potente e rispettatissima dalle altre nazioni, in que’ tempi medesimi ne’ quali nulla possedeva in Terra-ferma? Non sappiamo, ch’essa più volte sdegnò d’ingrandirsi sul continente, credendo di essere più sicura e più potente con i soli suoi dominii marittimi? E quando un’occasione favorevole le si offerse di acquistare alcune città in Terra-ferma, prima di determinarvisi, quante dispute, quante opposizioni non insorsero nel senato? Qual causa dunque abbastanza ragionevole poteva indurla, dopo la fatal giornata, a darsi in mano di quello, dal quale nulla poteva temere ne’ suoi naturali dominii? Bensì col cedere all’Imperatore alcune città, ch’essa già non poteva più difendere, si assicurava che non cadessero in potere di Luigi, che se le avrebbe per sempre ritenute siccome più forte allora di Massimiliano. Si aggiunga, che per i Veneziani era più utile, anzichè soggiacere ad un solo, il vedere le loro provincie divise fra i due principi, rimanendo luogo a sperare, che nascessero contese fra loro, e che quindi si aprisse un giorno qualche favorevole occasione alla Repubblica di ricuperare o in parte ciò che allora doveva per necessità rinunziare. Un tal consiglio, qual che siane stato l’esito, piuttosto che vigliacco, venne tenuto assai destro e prudente, e dai più fini politici molto ammirato.
Esaminiamo ora, se quell’antica virtù romana tanto decantata, abbia, in pari circostanze, superato la virtù veneziana, che vuolsi tanto deprimere.
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