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      Il re di Francia, impadronitosi della Lombardia, aveva avuto la lealtà di mandare a Cesare quegli stessi deputati di Verona ch’erano venuti da lui per offrirgli le chiavi della città, e così pur fece con quelli di Vicenza e Padova. Massimiliano egualmente, dopo di esser fatto signor del Friuli, avea investito, secondo le condizioni seguite, il re di Francia del ducato di Milano. I cinque Porti del regno di Napoli erano stati restituiti alle truppe del re Ferdinando, di modo che non rimaneva più alla Repubblica, che due fortezze nel Friuli e la città di Treviso. Ma anche questa era in procinto di correre la medesima sorte delle altre, poichè le armate imperiali erano alle porte, ed un Commissario le avea già intimato la resa, quando improvvisamente un semplice calzolajo accompagnato da un piccolo numero de’ suoi aderenti, presentossi sulla Piazza collo stendardo della Repubblica, e cominciò a gridare: Viva san Marco! Questo grido, che non ha mai mancato del suo effetto, esaltò il coraggio degli abitanti; ciascuno giurò fedeltà alla Repubblica, ed armossi alla difesa della città. Il Governo di Venezia, avvertito a tempo di questa buona disposizione, potè raccogliere e spedire un rinforzo; e Treviso fu liberata. Gli abitanti di Belluno imitarono coraggiosamente simile esempio, ed ottennero eguale riuscita.
      Fu una vera consolazione il riconoscere l’attaccamento di que’ popoli verso la Repubblica, e quindi si trasse augurio di migliori venture per l’avvenire. Frattanto il Senato si affrettò più che mai a sollecitare le negoziazioni, ne lasciò occasione di far seriamente osservare ai principi cristiani, e particolarmente al Pontefice, il pericolo in che erano tutti di diventare schiavi delle potenze forestiere; e li convinse, che distrutto lo Stato Veneto in Terra-ferma, non eravi altro argine per arrestare que’ torrenti devastatori, che inghiottirebbero tutta l’Italia senza rimedio.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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