I ragionamenti cominciarono ad ottenere il loro effetto. Alfonso duca di Ferrara, uno de’ principi più avversi ai Veneziani, fece sapere il rammarico che sentiva per i disastri della Repubblica, ed ordinò di rifabbricare a sue spese i castelli d’Este e di Rovigo, appartenenti ai Veneziani, ch’egli stesso aveva fatto distruggere, per lo spavento, diceva egli, che i Francesi avevangli cagionato. Ma il Pontefice sentì più di ogni altro tutto il peso di quelle considerazioni. Radunò un pieno Concistoro per dichiarare la sua risoluzione di ricevere i Veneti Ambasciatori, poichè la Chiesa Romana non doveva mai ricusare misericordia ai suoi figliuoli, anche i più colpevoli, allora quando dimostrano pentimento. I Cardinali, che conoscevano al pari di lui tutto il pericolo di lasciar esposta l’Italia all’armi forestiere, approvarono unanimamente la risoluzione del Papa, e lodarono una moderazione veramente degna del padre comune de’ fedeli. Gli ambasciatori di Massimiliano e di Luigi fecero molte rimostranze al Papa per la troppa sua condiscendenza; ma riuscirono inutili. I due monarchi risolsero allora di venire ad un abboccamento sul Lago di Garda, per decidere insieme sugli affari della guerra. Luigi si mise subito in viaggio, accompagnato dal maggior fasto. Massimiliano vergognandosi di comparire con un corteggio assai inferiore, gli fece sapere, che affari premurosi lo chiamavano immediatamente in Friuli. Il monarca Francese se ne disgustò, e conobbe ognora più, che nulla dovea contare sopra un alleato, che non avea nè perseveranza, nè regolarità di condotta.
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