Previde in oltre, che il Pontefice si staccherebbe presto dalla Lega, e che il re di Spagna, contento di essere ristabilito ne’ suoi dominj nel regno di Napoli, più non si sentirebbe disposto a concorrere a nuove spese per la Confederazione. Risolse dunque di assicurarsi ben bene delle sue conquiste; poscia congedò le sue truppe, che non gli erano più necessarie, e si dispose a partire per la Francia. L’Imperatore cercò di persuaderlo, che spedirebbe quanto prima nuove truppe per raggiungere le sue: Luigi non ebbe più confidenza in lui.
Niente di tutto questo era ignorato dai Veneziani; ond’è che il Senato, contando anche molto sulla buona disposizione del popolo a suo riguardo, risolse di tentare un’impresa sopra Padova. Andrea Gritti, uno dei Povveditori dell’armata, ricevette gli ordini, e nella notte dei 17 luglio 1509 fu condotta l’armata vicino a Padova, senza trovarvi la menoma opposizione. La mattina all’aprir delle porte, non v’erano che alcuni carri pieni di fieno, che aspettavano di entrare; con essi entrarono pur anche le truppe Venete, che uccisero le sentinelle, s’impadronirono di tutte le porte, attaccarono e batterono la guarnigione, e Padova tornò in potere della Repubblica.
Questo colpo di mano, riuscito così felicemente, colmò tutta Venezia d’inesprimibile gioja. Era però da attendersi, che l’Imperatore avrebbe fatto tutti gli sforzi per riavere una città tanto importante, e da cui dipendeva lo stabilimento dell’impero Tedesco in Italia. Ed ancora più di Cesare i Veneziani ne conoscevano l’importanza, giudicando consistere totalmente la salvezza propria nella conservazione di essa, poichè, conservando Padova, potevasi sperare di ricuperare col tempo i dominii perduti, tanto più che la maggior parte de’ sudditi, conoscendo pel confronto, quanto fosse diverso il Governo moderato della Repubblica da ogni altro, sempre più anelavano dietro al loro naturale e antico.
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