Non basta; con assoluto dissenso dei Provveditori Veneziani; pose in libertà tutt’i prigionieri; e così la perdita di Filippo, non si ridusse che a cavalli, armi e munizioni, poichè riebbe a sua disposizione la stessa armata di prima. Però questi essendo tuttavia esausto di danari, e vedendo le sue milizie scoraggiate, conobbe difficile ricuperare il perduto; laonde deposto l’orgoglio cominciò a piegare alla pace, e nuovamente interpose la mediazione del Pontefice. Fu aperto in fatti un Congresso di Ferrara, ove lunghe ed acerbe furono le opposizioni; ma finalmente si concluse un Trattato li 18 aprile 1428, per cui Brescia, Bergamo, ed una parte del Cremonese accrebbero il dominio terrestre della Repubblica. In quanto al Generale, v’ebbe un articolo, che imponeva al Duca la restituzione a lui della moglie e de’ figli. Circa ai beni si tacque, essendo tutti doni di Filippo.
Nel maggio susseguente, il Carmagnola giunse a Venezia con molti de’ suoi capitani. Grandi onori gli compartì il Governo. Fu solenne il suo ingresso nella Basilica di san Marco, dove in mezzo ad infinito concorso rimise nelle mani del Doge lo Stendardo della Repubblica, che venne poi collocato fra i nuovi trofei riportati sul protervo nemico. Susseguitò a questo una gran processione; indi si permise non solo a Venezia, ma a tutte le città dello Stato, di festeggiare sì utile pace, con tutta la magnificenza. Al Carmagnola poi vennero accresciuti gli stipendj; fatto l’assegno di nuove rendite territoriali; ed a sua moglie, già venuta seco lui in Venezia, furono presentati panni d’oro e di seta pel valsente di 2000 ducati d’oro, ed altri ricchi doni.
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