Intanto io non so quanto improbabile parer possa, che cadesse in delitto di fellonia il Carmagnola. Ritornando sul fatto racconto, appare ch’egli, oltre alla vil nascita, e alla niuna educazione avuta, era un di que’ soldati di ventura, ne’ quali più che l’onore suol prevalere l’interesse. Di molto valore non mancava al certo, ma era suo uso impiegarlo sol quando vedea andar a voto le astuzie, i rigiri. Profugo dalla Lombardia, cercò nuovo signore per la speranza di vendicarsi dei torti ricevuti dal primo. L’ambizione e l’interesse il facean prode; ma se l’equità non si conosce e non si pratica in tutto il rigore, quanto è mai facile lo sdrucciolare in funesti eccessi! Io ben volentieri accordo, che ad un uomo di tal tempra non potessero andar a sangue i costumi austeri e leali de’ Veneziani, e quel dover da essi dipendere, come alcuni asseriscono; anzi da tutto ciò traggo il motivo per cui, dopo la prima guerra, si raffreddasse il suo zelo per essi, continuasse a servirli solo per coglierne i beneficii, e la finisse col secretamente odiarli e tradirli, tornando in grazia del Duca, il cui carattere doppio e fraudolento meglio col suo si affaceva. Ben è a sorprendersi della lunga tolleranza avuta dal Senato, che certo fu figlia della buona fede piuttosto che della necessità. A que’ dì non mancavano certo anche in Italia famosissimi capitani, che all’esca di un regal trattamento, quale potea e sapea assegnar la Repubblica, si sarebbero venduti volentieri a lei colle loro schiere.
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