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      Tuttavolta ella non s’indusse a cangiar condottiero, se non quando conobbe infallibile il suo tradimento. Eppure quant’indizj non aveva egli dati sin da bel principio d’una maliziosa condotta! Fu forse comprovata abbastanza la sua impossibilità di dar soccorso al Pisani in Casal Maggiore? Fu scusabile abbastanza la sua imprevidenza a Gotolengo? Ma ciò fu un nulla in confronto al licenziamento de’ prigionieri, dopo la prospera giornata di Maclodio, ed al suo lento procedere quando tutto invitavalo a cogliere i frutti della vittoria. I veri sospetti erano allora cominciati; pur la gloriosa pace, che poco appresso si ottenne, fè sì, che il Senato alla rinnovazione della guerra gli riconfermasse il comando. Come corrispose egli a tanta fiducia? Senza porre in conto l’error che commise a Soncino con sì gran danno dell’esercito, egli lasciò perire sotto a’ suoi occhi una bellissima flotta e tanti valorosi combattenti, per aver ricusato di soccorrerli. Quell’ammiraglio non computandosi reo, erasi recato a Venezia con que’ miseri avanzi, che avea potuto salvare; nondimeno fu egli severamente punito, ed il Carmagnola non ebbe che una lieve riprensione. Ma avesse questi almeno fatto avanzare una parte dell’artiglieria sulle sponde del fiume, e cannonato il Mincio! Nulla di questo; ed è ciò comprovato dal non essere stato gettato a fondo nemmen uno de’ bastimenti nemici. Qual’uso fec’egli in tutta la campagna del suo fiorito esercito? Nemmen fu presa Cremona, che acquistar si poteva, come dicemmo, sol ch’egli avesse sostenuto il distaccamento che vi era entrato.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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