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      Infine questo gran capitano, che semplice soldato sotto il castello di Monza, per la sola forza del suo genio, avea preso il comando e superata ogni difficoltà a favor del Visconti, nel combattere contro di lui era divenuto pusillanime e irresoluto; vedea imboscate e nemici dove non erano; e con tutto questo lasciossi ingannare con finti attacchi per ben tre volte dal nemico.
      Ma qui insorgono i suoi moderni apologisti, e dicono, che se il Carmagnola avea commesso qualche errore, la debolezza umana bastava a scusarli; che nella guerra è la sorte quella che bene spesso decide dell’esito, e che gran torto quindi ebbero i Veneziani a considerare i suoi rovesci quali tratti di perfidia. L’improvviso congedo dato ai prigionieri si giustifica coll’addurre l’uso di que’ tempi, che i vincitori dessero la libertà ai vinti. Ma se un tal uso era costante, perchè in tante occasioni non fu osservato? Perchè non vien mai fatto cenno, che il Duca rendesse alla Repubblica i prigionieri suoi? Perchè i provveditori al Campo tanto si opposero e fecero tanti lagni col Carmagnola di quella sconsigliata liberazione? Perchè finalmente gli storici nostri e forestieri, come il Pigna ed il Poggio, lo condannano, benchè dell’usanza predetta mostrino di non essere ignari? Quest’ultimo, cercando di giustificarlo, disse, ch’egli credea aver ciò fatto il Carmagnola, per compassione dell’infelice Filippo; ch’è quanto dire, per favorir il nemico, rovinando la causa de’ suoi. Taccio ulteriori osservazioni; che un autore francese chiamò quel fatto una imprudente generosità; che il Verri, sì poco amico de’ Veneziani, riconobbe egli stesso nella sua Storia di Milano, che dopo la vittoria insigne sopra l’armata ducale, Cremona, Crema e Lodi sarebbero state nostre, se il Carmagnola il voleva; e solo mi restringo a riflettere, che l’accennata usanza non poteva essere inalterabile, come il signor Manzoni nella sua tragedia e nelle sue Notizie Storiche ad essa premesse, mostra di supporre, appunto per la ragione addotta da Redusio da Quero nel passo da lui citato.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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