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      Così pur dice il Poggio, e cento altri. Similmente tutti lo accusano di non aver acquistato Cremona, quand’era in procinto di farlo. Il signor Manzoni in ciò non trova errore, e molto men tradimento. Ordinò, egli dice, una spedizione, e non credette a proposito di sostenerla col grosso dell’esercito, perchè s’accorse, che il popolo facea resistenza. Prima di tutto è a sapersi s’egli l’abbia ordinata, o non sia piuttosto stata spontanea bravura di certo Cavalcabò, che, visto il buon punto, non volle perderlo. Possibile poi, che il Carmagnola s’imaginasse, che tutta la guarnigione fosse morta, e che dopo avere scalato un muro null’altro occorresse per prendere la città? Ma poichè conobbe, che c’era opposizione, fu bella lealtà il lasciar opprimere i suoi dal nemico? - Qui l’apologista soggiugne: Se la spedizione fu inutile ai Veneziani, non fu loro di alcun danno, essendo ritornato sano e salvo al campo ildrappello che l’avea tentata. Io non vorrei, che in modo sì assoluto parlasse, perchè se v’è chi dice esser ritirato il drappello con poca perdita, v’è anche chi dice, e fra gli altri il Poggio, che rimase interamente trucidato. Ma che che sia, il gran danno pe’ nostri fu il non aver presa la città, quando potevasi; e qui sta la perdita.
      Siamo giunti al passo in cui del procedere del Senato ci conviene render conto. La sua tolleranza, il dicemmo, fu esimia. Non credasi però che assonnasse. Fino dal 1427, cominciò a concepire de’ dubbii sulla fedeltà del Carmagnola, e col progresso del tempo le ragioni de’ dubbii si moltiplicarono.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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