Che più? Il Governo non si guardò dal permettere, che la memoria del castigo inflitto al Carmagnola, si mantenesse sempre viva negli animi, mercè certi emblemi sparsi nella città, e particolarmente quello scolpito in pietra ed esposto in una delle principali piazze della città, che ancora sussiste; sulla qual piazza facevasi allora un solenne settimanale mercato. Un po’ sopra alla base del campanile di san Polo, veggonsi due lioni coricati l’uno in faccia all’altro. Quello a destra tiene tra le branche una serpe, che però si difende, anzi uscendo colla testa fra mezzo le zampe del leone, e rizzandosi, gli addenta il collo. In esso par chiara l’allusione ai danni che la Repubblica per colpa del suo Generale riportò dal Visconti, la cui insegna era un serpente. L’altro tiene fra le zampe anteriori un capo umano, e questo sembra indicare il Carmagnola decapitato. Nessuna inscrizione portano le due figure. Goffa n’è la scultura, forse più che non dovrebbe appartenendo al secolo XV; ma la tradizione costante; che appuntino combacia coll’uso nostro di non rappresentar mai cosa a capriccio, rende abbastanza palese il significato dell’emblema.
Dal sin qui detto, sembra che ogni uomo scevro da maligna parzialità, dovesse risguardar come giusto, e non discorde dalle consuete loro massime l’operare degli antichi nostri avoli. Questo io so, che se potessero essi alzar la testa dalle spezzate e conculcate loro tombe; non isdegnerebbero l’ufficio pietoso ch’io tentai di prestar loro in queste pagine; e che conscii della propria loro coscienza ecciterebbero, quant’altri vi sono eredi dell’immortale lor nome, a respingere gl’insulti e le calunnie dello straniero con quella superiorità, che accordata viene alla forza del vero, che trionfar deve su ogn’altra forza.
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