E quale contrasto non offre il quadro di tanta ricchezza, di tanta magnificenza, colla semplicità del vivere dell’istesso decimosesto secolo! A quei dì, le nostre Matrone erano assai affaccendate nell’allestire ogni cosa per la villeggiatura; cioè in preparar la biancheria pel bucato di tutto l’anno; in acconciar i vecchi vestiti, ancora buoni pel fango e la polvere della campagna; in provvedersi di zoccoli per difendersi dall’umido e di grandissimi cappelli di paglia per ripararsi dal sole. Pensavano pur anche a quanto potea ben ricreare e trattenere gli ospiti distinti, che fossero andati a visitar le loro famiglie in villa; e quindi erano là pronti zucchetti, volanti, rulli, dallotte, ed il famoso giuoco dell’oca. Questo figurava grandemente le sere del cattivo tempo. Veniva esso intermezzato da rinfreschi, non già di limonee o di caffè, che allora non costumavansi, ma di castagnuole o di succiole per viemeglio assaporare qualche bicchiero di vino nuovo dolce, giacchè punto non disdiceva a quell’alta nobiltà di accrescere con questo mezzo l’innocente gajezza. Nelle belle sere pòi, la famiglia accompagnata dai ragguardevoli ospiti recavasi a qualche abituro de’ suoi coloni, e piacevale intervenire alle vegghie, che le femmine armate di rocca usavano tenere per le stalle. Ivi era gran diletto l’udir da qualche vecchierella narrare le stravagantissime fiabe delle fate e degli stregoni, e più il vedere come a que’ racconti la brigatella rustica stavasi estatica, ed a bocca aperta se li beveva.
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Matrone
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