Talvolta il trattenimento variava, e udivasi cantar da qualche villanello certe semplici villotte, accompagnate dal suono di un colascione, e più spesso da un piombè, con un piacere indicibile di tutti gli astanti... Ma ormai m’avveggo, che la narrazione di un viver sì semplice tanto diverso da quel che si usa oggidì sia in città, che in campagna, dee recar noja. I poeti, per verità, non furono parchi in celebrare le delizie della vita campestre, ma per dilettare presero a soggetto certa vita pastorale, fondata sopra un bello ideale, che in natura non esiste; quella di che io parlo, è bensì esente da tormentose passioni, da cocenti desiderii, da irrequieti pensieri compagni indivisibili delle cittadinesche cure; ma trovasi però avvolta nella rozzezza, viene circondata da occupazioni sempre grossolane, spesso faticose, talor nauseanti, e le sue ricreazioni non sono atte a svegliare lo spirito, nè a raddolcirne la tempra, onde meglio gustare delle delizie famigliari: essa infine ci offre un quadro sì opposto al nostro moderno incivilimento, da non poterne più formare alcun soggetto di trattenimento. Di fatti osservo, che il nostro immortale Goldoni, perfetto conoscitore del cuor umano ed inarrivabile nel saper toccare tutte le molle risvegliatrici del piacere, compose tre commedie, con quel suo spirito fino e penetrante, sulle moderne villeggiature, ma nessuna ne scrisse sulle antiche. I pochi cenni adunque fatti intorno a queste ultime, bastano per soddisfare anche i rigidi ammiratori delle antiche nostre semplicità.
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Goldoni
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