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      Compiuti gli apparecchi di guerra in Costantinopoli, Ibraimo nominò in capitan generale delle sue flotte un croato di nome Selectar, suo principal favorito, del quale men conosceva la capacità, che tutto il resto. Questi uscì dallo Stretto il 24 luglio 1645, con una flotta di 370 vele, con 50000 uomini da sbarco e 70 cannoni da assedio. Passando per Tine, i cui abitanti erano sudditi della Repubblica, fu non solo approvigionato di tutto l’occorrente, ma pur anche regalato di limoni, zucchero, mele, cera, ed altre cose a lui graditissime, talchè protestò la più viva riconoscenza, e promise che farebbe sapere all’imperatore la buona condotta, e la generosità di quegl’isolani. Da Tine venne costeggiando la Morea; e colà, unitosi ad una squadra barbaresca, fece mostra di dirigersi verso Malta, ma effettivamente rivolse le prue verso Candia.
      Avvertito Ibraimo trovarsi la sua armata prossima al vagheggiato regno, si levò la maschera, diede ordine di circuire il palazzo del Bailo di Venezia, e di ritenerlo prigioniere. Le rimostranze di tutti gli ambasciatori delle corti forestiere nulla valsero. In questo modo s’incominciò la guerra.
      Giunse la flotta alla vista di Candia con vele gonfie, bandiere spiegate e strepito di militari strumenti, facendo così tremenda mostra della sua forza. I popoli si misero tosto in estremo spavento; chi raccoglieva in tutta fretta le sue robe; chi non le curava per fuggirsene più presto; le mogli ed i figliuoli o seguivano i loro padri e mariti desolati, o mandavano disperate grida infruttuose; i campi pieni di grano e di frutta, i casali popolatissimi venivano abbandonati; gli uni si ricoveravano nella città di Candia, gli altri cercavano scampo su pe’ monti, talchè in pochi momenti quell’ameno ed ubertoso soggiorno divenne un vero deserto.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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