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      I Turchi fecero una discesa a due miglia dalla Canea, senza trovarvi la menoma opposizione. Cinsero in prima il forte S. Teodoro, ch’era sprovvisto di qual siasi difesa; non eravi un sol cannone; pochi fucili e pochissima polvere; tutta la guarnigione consisteva in quaranta soldati con un capitano. Pure questo pugno di prodi seppe far tanto da opporsi alla scalata dei nemici, e per due volte respingerli, uccidendone un gran numero. Conoscendo finalmente l’impossibilità di fare più lunga resistenza, il valoroso capitano Biagio Giuliani, da uomo di gran cuore, fece scavar una larga fossa, e vi gettò dentro tutto ciò che rimaneva di munizioni di guerra; indi coll’eloquenza della vera passione, eccitò i suoi compagni d’armi, a voler con lui preferire una morte gloriosa al dolore di esser vinti; dopo di che si lanciò nella fossa, e la maggior parte de’ suoi seguì un tanto esempio. Si diè fuoco allora alla polvere, la cui esplosione cagionò, oltre la morte loro, anche quella di 500 Turchi; onde gli altri, temendo che tutta la piazza fosse invasa di mine, cominciarono a fuggire: ma Selectar arrabbiato, furente, minacciante, costringe i Turchi ad entrar nella piazza, dove trovativi alcuni de’ nostri soldati ancor vivi, li fa trucidare, ed abbandona spietatamente tutto quel circondario alla feroce brutalità de’ suoi. Soddisfatta in tal modo la sua ingiusta vendetta, portossi verso la Canea.
      Ma qual resistenza poteva essa fare, se le sue fortezze erano in pessimo stato, ed aveva appena due mila uomini di guarnigione, nè poteva sperare se non debolissimi, ed anche lontani soccorsi?


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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