Chi v’ha, che non intenda subito di qual libro e di qual uomo io parli? O la mia Marina Benzon! o la più tenera delle madri! fu solo per risparmiare la tua squisita sensibilità, che non volli nominare quest’unico figlio, che dovea essere la tua gioja, la tua consolazione; ma poichè tu certamente prima di tutti gli altri l’hai riconosciuto, perdona le poche parole, che quasi inspirate da un genio mi uscirono dalle labbra; accettale col tuo angelico cuore come una prova di quell’amicizia sincerissima che a te mi lega, e come un omaggio a quell’ombra illustre; accordami tu in sua vece, la permissione di prendere dalla sua tavolozza alcuni colori, per poter almeno abbozzare i lineamenti de’ nostri più famosi concittadini.
Non si potrebbe passar sotto silenzio un tratto veramente patriotico del Doge Francesco Erizzo. Insospettito il Senato, che una specie di rivalità fra’ comandanti, avesse apportato danno alla prima campagna, riconobbe la necessità di eleggere un nuovo Capitano generale che avesse un potere quasi assoluto, onde togliere i semi di quell’ambizione mal intesa, che ripone la gloria più nell’ottenere co’ maneggi un comando senza avere attitudine per sostenerlo, che nel ben servire la patria in qual si sia posto. Ma l’accordare un’autorità così estesa, meritava il più grave esame sopra la scelta da farsi. Si venne alle ballottazioni. Pressochè tutti i voti si unirono in favore del Doge Francesco Erizzo, bench’egli fosse stato uno de’ più grandi sostenitori del doversi tenere disarmati.
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