Ma a quel momento non eravi più a deliberare, e conveniva fare ogni sforzo per non sottostare all’ultimo eccidio. Conoscevasi il suo zelo patriottico. Salito alla suprema dignità per ogni grado cospicuo della Repubblica, avea dato prove di molta sapienza anche nel comando delle armi. Unanimamente venne egli pregato di non voler ricusare la sua opera in tanto bisogno, e di condiscendere a portarsi in Candia alla testa delle armate. Il venerabile ottuagenario fu vivamente commosso a tanto invito, e l’ardente amor di patria ringiovanì la sua canizie. Da quell’istante dimenticò sè stesso per dedicarsi interamente alla buona riuscita dell’impresa. Ma le forze del corpo mal corrisposero a quelle dell’animo; i pensieri, le cure, le fatiche per la partenza lo affievolirono in modo, ch’egli dovette soccombere quando appunto era per porsi alla vela. Non è per ciò men degno, che il suo nome passi onorato alla più tarda posterità.
Dall’Erizzo si può dir che comincia la lunga lista dei tanti comandanti ed ufficiali di ogni grado, che si sono distinti in questa guerra. Tra loro convien mettere in principalità quel Tommaso Morosini, le cui imprese luminose furono celebrate da tutti gli storici, oratori e poeti, e che furono anche, a ricordanza nostra, cantate ne’ trivii da un popolo, che sapeva apprezzare la virtù. Sin da quando era semplice ufficiale diede grandi prove di coraggio e di valore. Eletto capitano delle navi, formò l’ardito disegno di andare, colla sua divisione di 24 vele, a chiudere lo Stretto de’ Dardanelli, sperando, se gli venivano rinforzi, non solo d’intercettare l’uscita della flotta ottomana, ma di rendere i Veneziani padroni dell’Arcipelago, d’impedire ai Turchi di recar soccorsi alla Canea, e probabilmente di ricuperarla, sia per la forza degli esterni assalti, sia per la mancanza di viveri al di dentro.
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