Orazio sopravvivendo ricevè lodi, ricompense, e perfino l’onore di una statua nel tempio di Vulcano; il Morosini, estinto nell’azione, ebbe il compianto di tutti i cittadini, e la brama in tutti di divulgar la sua ben meritata fama: quella fama, che muta in secoli gli anni accorciati per servire la patria. Venne poscia sepolto nella chiesa dell’isola di S. Clemente; e sopra la sua sepoltura vi fu posta un’iscrizione latina, che puossi leggere anche oggidì. Io ad essa sostituisco pochi versi del nostro giovane poeta sopra citato:
“………Perchè non possoScender con santa man nell’ombra arcana
Del tuo sepolcro, e nel tuo nobil teschioToccar la piaga delle tempie infrante
Da saetta infernal, quando recastiSotto il lido d’Eubea guerra a cinquanta
Con un solo naviglio, estremo ardire!
Nè di resister sol, ma del conflittoLa palma avesti, e del nemico duce,
Che precorse la tua colla sua morte,
E di mille de’ suoi. MeravigliosoEsempio di valor, ma più stupenda
La stirpe di coloro, appo cui rareQueste rare non son stupende gesta.”
Il capitan generale Giambattista Grimani fu quegli, che avendo inteso il rimbombo del cannone, erasi staccato dalla flotta col suo vascello e quattro galere in soccorso del Morosini. Dopo il fatto riordinò la sua flotta, e dividendola in più corpi, assegnò a ciascuno la sua porzione, e ritenne per sè ventiquattro galere, quattordici vascelli e tre galeazze. Diresse il suo viaggio verso Negroponte, dove trovavasi il nuovo capitan Bascià con cinquanta galere, dodici vascelli barbareschi e molte saiche.
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