La galera del comandante, ridotta anch’essa come le altre, errò per qualche tempo sull’onde, talor gettata a terra, indi respinta in mare; ma poi un colpo di vento la squarciò, e tutti si sommersero. Al comparir del giorno, quale tragica scena si aperse! Il mare coperto era di cadaveri e di legni infranti; la spiaggia piena di morti o semivivi, quali spaventati dal pericolo, quali ansanti dalla fame e dalla sete, quali intirizziti dal freddo. Tutti lagrimavano per sè stessi, scordandosi affatto de’ loro parenti ed amici, e delle loro sostanze naufragate… Dieciotto galere e nove vascelli si erano sommersi; il piccolo rimasuglio avea gran bisogno di racconcio. I Turchi in Costantinopoli non arrossirono, tanto erano avviliti, di celebrare con una sfrenata gioja quest’avvenimento, come se riportato avessero una gran vittoria. Venezia se ne afflisse, particolarmente per avervi perduto un capitano di coraggio insigne, d’immaginazione fervidissima, di prontissima esecuzione, ed anche di eloquenza seducentissima. Quanto al resto, il vero patriottismo ben presto riparò a tutt’i danni cagionati dagli elementi, a’ quali non si comanda.
Luigi Leonardo Mocenigo fu sostituito all’infelice Grimani. Era egli allora di età matura, di aspetto venerabile, integerrimo negl’impieghi, e di tal talento, che ciò che la sua mente immaginava, sapea col comando far a puntino eseguire. Fu egli per ciò riputato abile e degno di passare in brevissimo tempo dal carico di provveditor d’armata a quello di general delle isole, indi a quello di mare, e senza intervallo al comando supremo di tutte le armate.
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