Da per tutto dove i monumenti richiamano la rimembranza di celebri antenati, hassi più rispetto alle leggi, conservansi più religiosamente le tradizioni nazionali, ed amasi più ardentemente la patria. Il deposito di Luigi Leonardo Mocenigo non può al certo mancare di ottenere il suo effetto. Egli occupa così in altezza, che in larghezza le due facciate esterna ed interna della Chiesa. Tutto è di marmi pregevolissimi, ed in particolare le colonne sono magnifiche. L’architettura è di diversi ordini. Nella facciata esterna, oltre le nicchie, contenenti belle statue di marmo, si leggono in alcuni comparti molte latine inscrizioni, esprimenti le imprese più memorabili del generale, e che furono, o diconsi, trasportate da parecchi luoghi di Candia.1 Nell’interna facciata sta nel mezzo la statua dell’eroe di grandezza naturale; e di parte e d’altra in due gran bassi rilievi rappresentansi le due sue azioni più luminose. L’una è quella di Candia dopo lo scoppio della polvere; l’altra la gran vittoria di Paris. Confrontando la storia colla scoltura si riconoscono tosto. L’ampiezza della mole, e le immense somme che deve aver costato, sono una novella prova della magnificenza de’ Veneziani, ed in particolare della ricchezza della casa Mocenigo, e di quella grandezza, generosità, e amor di famiglia, che sono in essa qualità ereditarie. Non è possibile arrestarsi innanzi al suntuoso mausoleo, senza riflettere alle vicissitudini delle cose umane. Se il celebre defunto ritornasse adesso al mondo, proverebbe al certo un vivo senso di gioja nel rivedere dischiuso ai divini uffizii ed al pubblico culto quel Tempio, ove restò lungamente inonorata la sua tomba.
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