Fu sepolto nella Chiesa de’ Santi Gervasio e Protasio, e sopra la sua tomba furono incisi alcuni versi latini, che rammentano le eroiche sue geste.
Meriterebbe un apposito articolo, anche il capitan generale Foscolo, se non temessimo di allungarci di troppo, ed anche s’egli, durante questa guerra, avesse provata eguale fortuna nell’Arcipelago come in Dalmazia. Non posso però tacere dello straordinario valore dimostrato dal capitano Giuseppe Dolfin, in una commissione affidatagli appunto dal soprannominato Foscolo. Informato questi, che una flotta turca stava per uscir dallo stretto, nè potendo sperare di chiuderle il passo, se non venia il capitan generale Luigi Leonardo Mocenigo che aspettavasi con un rinforzo, a fine di disturbarla almeno e di ritardarne l’effetto, spedì il Dolfin con 16 vascelli, otto galere e 12 galeazze ai Dardanelli. Il Dolfin vi trovò in rada 32 navi barbaresche, che aspettavano di unirsi alla gran flotta turca, e tosto il pensiero gli nacque di attaccarle. Dispone la sua divisione, ordina che ogni vascello si leghi ad una galera, onde poter in caso di bisogno essere rimurchiato, ed intima, che quando la vanguardia turca si accingeva a passare, ognuno dovesse gettarvisi sopra. La mattina de’ 16 luglio 1654, il capitan Bassà, favorito dal vento e dalla correntia, presentossi alla bocca dello stretto con 75 vascelli, tutti in bella ordinanza e protetti dalle truppe schierate in terra per far fuoco sopra chi osasse opporsi al loro passaggio. Il Dolfin ben conobbe l’immensa superiorità delle forze nemiche; pure tutto spera dal valore de’ suoi, e dalla disposizione dell’armata.
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