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      A Venezia si considerarono come leggiere le perdite sofferte in paragone di tanta gloria aggiunta alla Repubblica. Uno storico francese dichiarò, che l’azion del Dolfin fu senza esempio: ed è questo il maggior degli elogi.
      Lorenzo Marcello, senatore illuminato, e di specchiato valor marziale, dopo molte prodi azioni operate in questa guerra, fu eletto nel 1656 capitan generale. Giunto in Candia, seppe che la flotta turca, composta di 168 vele, stava per uscir dallo Stretto. La sua non era che di 66 vele. Pure non esita punto di misurarsi col nemico, fidando particolarmente nell’intrepidezza e nel valore de’ suoi. Tale infatti era l’ardore di ognuno per battersi, che Lazzaro Mocenigo tuttochè avesse terminata la carica di capitano, ed anche rinunziatala al successore, pregò il comandante generale, che lo lasciasse servire come semplice volontario. Il Marcello il compiacque, e tanto più volentieri, quanto che sapeva aver egli molto contribuito alla celebre vittoria di Nichsia, dove, malgrado ch’egli fosse ferito in un braccio e in una mano, continuò a pugnare con quel genio intrepido e marziale che lo rese famoso. Gli diede dunque il comando di un vascello, e tutti si recarono ai Dardanelli. Ivi il comandante schierò la flotta sulla lunghezza del canale, ed ordinò di porsi all’ancora. Frattanto il capitan Bassà diede il segnale. Presentossi egli allo Stretto, accompagnato da un rumor infernale di tamburi e di trombe, e dal rimbombo del cannone de’ castelli, e delle nuovamente erette batterìe. Ajutato da un vento favorevole, uscì rapidissimamente.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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