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      Quantunque ferito in un occhio, non cessņ mai di fulminare il nemico, e fece tal rovina nella galera del capitan Bassą, ed in quelle del suo seguito, che a grande stento poterono rimurchiate rientrare nello Stretto. La ritirata del Bassą disperse tutto il resto della flotta. Ogni vascello scappava a gonfie vele; i nostri davan loro la caccia da ogni parte, e solo il sopraggiugner delle tenebre li fece arrestare. Il giorno dopo ben si conobbe quanto fosse grande la nostra vittoria. Molti legni ottomani erano stati, o inghiottiti dall’onde, o infranti contro terra. Sul mare galleggiavano i rottami ed i cadaveri. Ottantaquattro bastimenti caddero in mano de’ Veneti. Essi trasportarono sui proprii l’avanzo de’ loro equipaggi, e le munizioni di guerra. Quanto ai vascelli presi ritennero i migliori e bruciarono gli altri, siccome non pił atti al ristauro. Infine di sģ grande e formidabile armata puossi dire, che, tranne il capitan Bassą, che si salvņ, come dicemmo, nello Stretto con quattordici galere, tutto il resto rimase distrutto o preso. La maggior parte degli storici assicurano, che nelle sei ore che durņ l’azione, pił di dieci mila Turchi perirono, cinque mila prigionieri si fecero, e pił di cinque mila schiavi riebbero la libertą. Aggiungono, che i Veneziani non vi perdettero che due vascelli incendiati nel conflitto, i cui equipaggi perņ si salvarono. Quello di Lazzaro Mocenigo non potč pił esser tratto dalla secca, perchč sģ sconquassato com’era, lasciavasi a brani. Gli furono quindi tolti tutt’i cannoni, e gli attrezzi militari, e poscia fu dato in preda alle fiamme.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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