I fratelli e nipoti del formidabile e glorioso Lorenzo Marcello ricevettero essi pure altre ricompense, e così gli ufficiali, soldati e marinaj. Vennero ordinate processioni, soccorsi pecuniari ai luoghi pii, e permesse le feste civili dopo terminate le religiose. Tra queste vi ebbero gli splendidi funerali del comandante Marcello, la cui spoglia mortale era stata portata a Venezia. Fu essa deposta a san Vitale nel monumento avito dopo la recita d’una Orazione funebre, ed altre cerimonie.
Giunse finalmente il momento di abbandonarsi alla letizia. Per molti giorni di seguito tutte le botteghe furono chiuse, ad altro non pensandosi che a gioire. Fra i varii divertimenti e spettacoli, si videro per le piazze e per le strade rappresentare certe azioni drammatiche con decorazioni ricchissime. I fuochi d’artificio scintillavano per ogni dove, la cui luce riflettendosi sull’acque produceva un effetto veramente magico. In fine v’ebbe lo spettacolo nazionale, la Regata. Il Governo conobbe da tutte queste dimostrazioni spontanee, che per soddisfare pienamente ai desiderii del popolo, e conservar il suo ardore per la continuazione di una guerra penosissima, sarebbe utile il perpetuare la memoria di questa insigne vittoria; perciò venne alla deliberazione di decretare, che il dì 26 giugno dedicato a’ santi Giovanni e Paolo, nel quale seguì la battaglia, dovesse il Doge, la Signoria, e gli ambasciatori, montare nelle barche dorate, e recarsi ogni anno nella chiesa intitolata a que’ santi, dove avesse a concorrere il clero colle principali confraternite, a fine di farvi, dopo la Messa solenne, una bella processione.
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