Quale contrasto singolarissimo offriva questa maestosa tranquillità della natura con quanto di più terribile aveano operato sin allora gli uomini! Giunto il mattino, i Veneziani si trovarono in possesso di quattrocento prigionieri, fra’ quali cinque bey, e di oltre mille schiavi che furono liberati; lieti di poter servire nelle armate della Repubblica. Si asserisce per certo, che i Veneti ebbero soltanto dugento morti e trecento feriti. Eravi però di che affliggersi per la perdita di molti bravi ufficiali; ma questi ottenuto avevano il loro scopo; erano morti coperti di gloria, avendo tanto cooperato a questo prospero avvenimento. Computossi di fatti un vantaggio grandissimo quello di averci preservato il possesso dell’isola di Standia.
Il Morosini scrivendo modestamente di sè al governo, espose tutte le particolarità di questo combattimento notturno che venne celebrato anche da tutti gli storici. Spedì a Venezia un vascello carico d’insegne e spoglie nemiche, tra le quali stendardi ricamati in oro presi dalla capitana imperiale. Il Senato con un suo decreto de’ 21 aprile 1668 il creò cavaliere di san Marco, e mandò lodi e ricompense a quelli ch’erano sopravvissuti, come pure agli eredi degli estinti. Decretò in oltre, che gli oggetti preziosi acquistati in questa occasione dal Morosini dovessero venir collocati nella sala del Consiglio di X, con un’iscrizione onorevole e degna di richiamar in ogni tempo quello che le avea conquistate, e che colla gloria pubblica debbasi conservar sempre la memoria de’ suoi segnalati servigii.
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