In oltre il governo rispondendo al dispaccio del Morosini, aggiunse: che gli accordava il rarissimo onore di dirgli Noi vi lodiamo col Senato. Quest’era veramente un onore così raro, che assai pochi cittadini l’ottennero, e per ottenerlo bisognava avere quattro quinti dell’intero Senato. Distinzione sì semplice per servigi sì grandi, non diversifica da quelle praticate da’ Greci e Romani a’ loro tempi felici. Queste sono le ricompense atte ad animare e non a corrompere i costumi e i sentimenti. Felici gli stati, felici i principi, se con simili doni potessero saziare l’ambizione e l’interesse de’ loro ministri! Celebrossi in Venezia in mille modi questa memorabile vittoria. Venne partecipata a tutte le corti, ed ognuna mandò congratulazioni col mezzo de’ suoi ambasciatori.
Si ripresero d’ambe le parti le operazioni dell’assedio, e della difesa di Candia. Il Morosini, tuttochè ferito gravemente, attendeva ad ogni cosa. In questo mentre il gran Visir gli spedì una lettera per sollecitarlo a cedergli la città, offrendogli in compenso i principati della Valacchìa e della Moldavia; ma egli risposegli con disprezzo. E veramente la proposizione era sol degna di un barbaro, a cui era ignoto non esservi mai stato esempio che un patrizio veneto avesse accettato di diventar principe o re; chè più bello parea a ciascuno l’essere cittadino di libera e gloriosa patria, e l’accomunare la propria autorità con quella di tutti, che portare scettro e diadema in paese straniero.
La lunghezza dell’assedio di Candia, la forma terribile degli attacchi, il valore eroico de’ suoi difensori, attraevano l’osservazione di tutta l’Europa, talchè i principi cristiani arrossendo della loro non curanza, ed eccitati dall’esempio e dalle sollecitazioni del papa, presero unanimi la risoluzione di concorrere in ajuto degli assediati.
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