L’imperatore offerse tremila uomini; la Spagna equipaggiò una flotta; i cavalieri di Malta un’altra. In Francia un drappello di scelta gioventù si offerse volontario a questa spedizione; il duca de la Feuillade, personaggio conosciutissimo pel suo valore personale e per le vittorie riportate in Ungheria, si mise alla testa di seicento Francesi che scelse fra i più coraggiosi ed i più nobili, che a gara si sono presentati a quest’oggetto. Il re approvò tale risoluzione, la sostenne con largizioni, e somministrò alcuni regii vascelli pel loro viaggio. La partenza si fece in luglio del 1668, ma i venti furono sì contrarii, che in ottobre non erano per anche arrivati in Candia. Le galere ausiliarie d’Italia vedendo approssimarsi l’inverno, e non volendo essere le sole esposte ai mali della guerra e della stagione, si ritirarono senza lasciarsi punto commuovere dalle pressantissime istanze degli assediati. Nella loro partenza incontrarono le galere di Spagna, che furono assai contente di seguir quell’esempio. Ecco una nuova prova quanto nelle sciagure possasi contrare sulla premura e sulla perseveranza degli alleati. Eppure non si cessa mai di condannare taluni che in casi simili non abbiano ricorso agli esterni ajuti, anche di quelle potenze stesse, che vagheggiavano il possesso del loro paese. La riuscita è quella che determina il giudizio generale, non già l’esame profondo delle circostanze. Questo fatale allontanamento degli ausiliarii empì il cuore del comandante Morosini di grande amarezza, e indebolì sempre più le sue speranze di lunga resistenza.
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