Se non che a ravvivarle valse l’arrivo de’ francesi nel porto di Standia. Comunicò egli tosto alla guarnigione la nuova, e la esortò a mostrarsi valorosa presso uomini valorosissimi, onde poter con unanime sforzo difendere vigorosamente la piazza, giacchè giunto era il giorno della sua liberazione. Tutti giurarono di resistere sino all’ultimo sangue. Vennero spedite a Standia quantità di barche leggiere perchè i Francesi potessero più facilmente trasferirsi in Candia. La gioja fu universale in veder giungere questo benefico soccorso. Tutti a gara corsero ad incontrare i guerrieri francesi colle più vive acclamazioni di applauso e di benedizioni quasi veri liberatori. Lo stesso loro aspetto infondeva piacere e fiducia. Fisonomie su cui era improntato il coraggio e la risoluzione; portamento nobile e gentile; abiti ricchissimi; armi lucidissime, e se la loro statura non era gigantesca, sembrava ancora più atta a quegli esercizii, che la circostanza richiedeva. Il comandante Morosini assegnò subito ed essi il loro posto, dando la difesa di una delle opere esterne della piazza. Bisognava per ciò cominciar dallo strisciarsi col ventre a terra per poter giungere inosservati al ridotto, e tenersi fermi, silenziosi, immobili sino a che i Turchi venissero ad attaccare i primi. Com’era ciò possibile a’ Francesi non men valorosi che intolleranti, e che in questo caso cercavano una gloria abbagliante? Ricusarono essi un posto che non avea che pericoli, e proposero invece di montar la guardia d’una breccia che avrebbero saputo difendere.
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