Il Morosini, che volea riserbarli a operazioni più utili, adoperò la sua autorità per dissuaderneli. Vollero allora costruire un ridotto in faccia al nemico, e ci riuscirono, ma con mortalità; indi a poco il perdettero, e solo a forza di sangue il ricuperarono. L’ostinata resistenza del nemico sorprese grandemente i Francesi, perchè creduto avevano, che al solo loro arrivo gli affari avrebbero cangiato d’aspetto. Non dubitarono però che facendo una sortita generale il nemico non fosse costretto a levare l’assedio. Il duca de la Feuillade loro condottiere andò a proporla al comandante generale, assicurandolo della piena riuscita. Il Morosini, che in questa sola campagna ne avea fatto più di cinquanta, e che in sei mesi perduto avea settemila uomini, fra’ quali seicento bravi ufficiali, non poteva assolutamente esporre il restante ad un simile rischio. Rappresentò dunque al duca, che avendo sì poca truppa nella piazza, sol che se ne perdesse una porzione, le breccie rimarrebbero indifese, e così più presto cadrebbe la città, che sin allora erasi sostenuta collo strascinar in lungo l’assedio. Fecegli in oltre osservare, ch’essendo allora in decembre, il nemico sarebbe quanto prima costretto di sospendere gli attacchi, e così la guarnigione avrebbe avuto tempo di ristorarsi dalle fatiche, e forse anche di venire rinforzata con novelli soccorsi per poter poi in primavera tentare intraprese maggiori con più riuscita. Il Morosini però aveva un bel dire; il duca non cercava, che di far un’azione clamorosa; e purchè in Francia fossesi parlato della sua bella sortita, non curavasi nè di sacrificare il più di quella miserabile guarnigione, nè che partito lui, la piazza fosse anche costretta ad arrendersi per mancanza di difensori.