Anzichè piegarsi al giusto ragionare del Morosini, declamò altamente contro tanta circospezione, chiamandola gelosia e politica; si adirò, minacciò, indi decise di voler fare una sortita colla sola sua milizia. Tutt’i suoi compagni d’armi ne furono contenti, dicendo, essere molto meglio il morire sul campo tinti di sangue nemico, che il prolungar la vita dietro a muraglie, per poi venire schiacciati dalle pietre, o seppelliti sotto le rovine. Il Morosini per umanità volle aggiungervi cento uomini suoi, pratici di tutte le tortuosità delle strade.
Alla punta del giorno 16 decembre compatì il duca de la Feuillade in abito snello e succinto, come se avesse a volteggiare sopra un bel cavallo in presenza di amabili donne, nè teneva che una semplice frustina alla mano, arma, affè, mal propria per affrontare un nemico. I suoi nobili cavalieri altresì, per essere più agili, si erano spogliati di tutte le armi difensive. Parea da prima ridicolo questo apprestamento belligero; ma la sorpresa fu universale, quando furono visti lanciarsi tutti ne’ trincieramenti nemici, e con un coraggio, che fece star mutoli, uccidere quantità di Turchi e porre gli altri in fuga. Se non che il rimbombo del cannone fa che questi accorrano in gran numero da ogni parte, e trovando i cavalieri senz’armatura, ne uccidono e ne feriscono moltissimi. Il duca tuttochè ferito egli stesso, passa intrepido tra il ferro, il fuoco ed i corpi estinti de’ suoi, non lasciando mai di animar quelli che gli rimanevano ancora.
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