Egli non ignorava in oltre, che aspettava di giorno in giorno il nuovo rinforzo di valorosi Francesi; e vedendo la difficoltà di vincere, e temendo pur anche per se medesimo, risolse di tentare di ottener la pace. Chiese dunque un abboccamento col cavalier Molin, che stava a Costantinopoli, per poter al caso trattare di pace. Questi si trasferì al campo nemico, dove fu ricevuto con tutti gli onori e le massime distinzioni. Il visir gli propose in prima di demolire la piazza di Candia, col patto, che i Veneziani potessero poscia erigere un forte in quel sito dell’isola che più lor piacesse. La proposizione non fu accettata. Propose allora di divider Candia in due porzioni eguali, e di modificare tutte le altre sue pretese. Il Molin, forse contro sua voglia, ricusò tutto di nuovo, astrettovi dalla parola data a Luigi XIV.
Frattanto comparve la flotta francese comandata dal duca di Beaufort. Essa era accompagnata dalla pontificia e dalla maltese. Fatto lo sbarco in Candia, i capi vollero riconoscere lo stato della piazza, e lo considerarono assai pericoloso, particolarmente per la scarsezza de’ difensori, e pei progressi del nemico. Consultarono col comandante Morosini sopra il miglior mezzo per dirigere le operazioni da farsi con queste nuove truppe. Il Morosini disse, che converrebbe fare una discesa alla Canea, per costringere il visir ad accorrervi, abbandonando così le trincee di Candia; ch’egli prometteva a quest’oggetto tre mila uomini della sua milizia, ch’egli stesso avrebbe condotti.
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