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      A queste saggie osservazioni tutti si arresero, e tutti mestamente convennero, che dopo aver adempiuto ai proprii doveri in ogni conto, ed avere con magnanimi sforzi oltrepassata l’aspettazione generale; dopo avere sparso tanto sangue, e profuse sì esorbitanti somme, era ormai tempo di ceder Candia per cercar di salvare le poche vite superstiti di que’ valorosi, che tanto le avevano esposte per la patria. Allora il Morosini, da grand’uomo, pensò di cangiar aspetto alla cosa, e di convertire questa cessione in un trattato di pace. Tenevasi autorizzato di poterla fare, poichè il Senato nelle sue commissioni gli aveva scritto di servirsi di tutt’i mezzi che credesse opportuni a vantaggio della Repubblica. Vi voleva però una gran finezza e direzione per ridurre i nemici a trattative sopra una piazza già perduta. La sua intraprendenza nemmeno per ciò lo abbandona; e spedisce un suo ajutante di campo al gran Visir, dicendogli: che informato delle condizioni di pace proposte al cavalier Molin, che non aveva autorità di segnarle, egli, che come capitan generale l’aveva ricevuta, manderebbe persone a trattare di quelle stesse condizioni, onderistabilire la pace fra le due potenze. Il Visir si mostrò sorpreso di sentir ancora parlare di condizioni, mentre le insegne turchesche svolazzavano già sulle mura di Candia; ed aggiunse al messaggiere, che conveniva cangiar linguaggio e dimenticare il passato, e che allora forse non ricuserebbe di accordare qualche vantaggio per abbreviare una sì lunga guerra, e cambiarla in una solida pace.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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