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      Il Morosini fu vivamente commosso in udire sì nobili sentimenti, e ben vi riconobbe uno de’ tratti antichi di quella gran nazione da servir di esempio in tutt’i tempi, e da eccitar l’ammirazione universale. Li confortò e li assicurò dell’aggradimento del Senato alla loro magnanima fedeltà. Loro fece tosto distribuire e alimenti e danari; prese sopra di sè l’impegno sacrosanto di procacciar loro dimora, terreno, ed alcuni particolari privilegi. Tutto fu accordato dal Senato. Si stabilirono in Istria.
      Presto si compierono i preparativi per la partenza; poichè quindici galere e qualche feluca furono più che bastanti per contenere tutta la guarnigione, gli abitanti di Candia, le armi e i bagagli: ciò che fa conoscere, come osserva uno storico turco, il Raschid, lo stato miserabile a cui erano ridotti. Allorchè tutti furono imbarcati, un sergente maggiore e quattro ufficiali veneti misero i Turchi in possesso di Candia. Quale sorpresa fu mai per costoro di trovarla non solamente deserta, ma di non iscorgervi che un ammasso di pietre senza nessun punto di resistenza. Cominciarono allora a declamar altamente contro il visir, per avere sacrificato in tal modo l’onore delle armi ottomane, versato a torrenti il sangue, gettato tant’oro per ottenere con un trattato ciò che non poteva certo mancar loro con un lieve assedio. Il visir, informato di tali clamori, prodigò doni agli ufficiali, danari alla milizia; fece sgombrar le strade dei cadaveri e delle rovine, ridusse il duomo cattolico in moschea, e con ciò potè fare il suo solenne ingresso nella vuota Candia in mezzo agli applausi della milizia.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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