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      La costernazione in cui fu immersa Venezia al partir degli ausiliari, fe’ sì, che la nuova della perdita di Candia fu ricevuta più con dolore, che con sorpresa. I senatori più illuminati l’avevano già preveduta, conoscendo lo stato in cui era ridotta; e d’altra parte consideravano, che stante tutte le forze ed i principali condottieri concentrati in un’estremità dello stato, e quindi rimanendo tutto il resto indifeso, maggiori pericoli potevano insorgere; ond’è che l’intero Senato concorse ad approvare la condotta del capitan generale, e gli scrisse lodandolo molto per aver sostenuto così lungamente e con tanta gloria l’assedio, e per avere sottoscritta una pace onorevole, e senza condizioni umilianti. Spedì le ratifiche della pace al visir ed al sultano, che furono confermate e giurate.
      Terminata ogni cosa, il general Morosini si restituì a Venezia, dove fece il suo solenne ingresso, come procurator di san Marco, con una pompa straordinaria. Tutti gli abitanti vi concorsero.
      Sventuratamente l’invidia, passione che molto alligna nelle Repubbliche, dove gli uomini di merito hanno più che in altri governi occasione di distinguersi, eccitò le mormorazioni contro questo benemerito cittadino. Li 19 settembre 1670, videsi nel maggior consiglio salir la tribuna un patrizio, che da qualche tempo rinunziato avea ad ogni pubblico impiego. Benchè godesse, qualche fama nelle lettere, non erasi però mai fatto ammirare pe’ suoi lumi nella politica, e nell’amministrazione pubblica, e nemmeno nell’arte dell’eloquenza.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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