Aggiunse finalmente tutto ciò che poteva ricondurre gli spiriti all’osservanza delle leggi, e all’odio contro gli abusi. Giovanni Sagredo gli sorse contro, esponendo le magnanime azioni del Morosini, e gli utili servigj da lui prestati alla patria sin dalla prima gioventù; talchè il più de’ cittadini avealo cominciato a conoscere per fama di valore prima che di persona, ed il governo non avea mancato di onorarlo della sua approvazione, come da molti documenti appariva. Aggiunse, che la difesa di Candia, sostenuta sì a lungo con deficienza quasi totale di forze, formava la meraviglia di tutte le età, di tutte le nazioni, ed avealo reso ben degno di una dignità, ch’essendo stata accordata dal Maggior Consiglio, non potevaglisi torre, prima che i suoi delitti non fossero stati evidentemente comprovati; che quanto alla pace segnata non eravi più che dire, poichè era stata approvata e ratificata dal Senato. Terminato questo discorso, si venne alla ballottazione; ma niente fu deciso in quel giorno, poichè i voti forono egualmente divisi. Due giorni dopo si tenne ancora radunanza, ed il nuovo avogadore ripetè la proposizione, scagliandosi fieramente, non pur contro il Morosini, ma anche contro il suo difensore Sagredo, e con frasi tanto oltraggianti, che svegliarono nell’assemblea una specie di fermento, sino a far temere che nascesse qualche scandalo indegno della maestà del luogo. L’eloquenza e la riputazione di Michele Foscarini fecero presto cessare il tumulto. Richiamò alla mente de’ cittadini, che l’oggetto principale di chiunque ama veramente la patria esser deve quello di conservare la pubblica tranquillità e le regole della giustizia; che il procedere negli affari di Candia, era un atto di equità, potendosi in tal modo conoscere, o l’innocenza, o la colpa de’ sudditi; ma che il momento e la maniera erano affatto inopportuni; che il dannare prima di procedere, il pubblicare la sentenza prima di conoscer la colpa, il degradar un cittadino rispettabile prima di aver